È un piatto tipico siciliano e come tale è stato ufficialmente riconosciuto e
inserito nella lista dei (P.A.T) del Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali (Mipaaf).
Il nome del piatto deriva dai beccafichi volatili della famiglia dei Silvidi. In
passato i nobili siciliani li consumavano, dopo averli cacciati, farciti delle
loro stesse viscere e interiora. Il piatto era gustoso ma inavvicinabile al
popolo in quanto bene di lusso. I popolani siciliani ripiegarono quindi sulle
materie prime che potevano permettersi ovvero le sarde. Per imitare il
ripieno d’interiora si pensò di utilizzare la mollica di pane, i pinoli e poco
altro.
La preparazione:
Pulire le sarde, eliminando la testa, le lische e le interiora, quindi lavarle e
farle scolare. Apritele a libro lasciando attaccata la parte centrale delle
sardine.
In una ciotola mettete il pangrattato, il pecorino e il formaggio pecorino
grattugiato, aggiungete una manciata di prezzemolo tritato, un uovo, l’aglio
tritato finemente, l’uvetta ammollata e strizzata, i pinoli, il pepe e la scorza
grattugiata del limone. Infine, impastate il tutto.
Con l’impasto della farcitura formate adesso delle polpette un po’ ovali,
accoppiate due sardine utilizzando le polpette come ripieno; premete bene
affinché aderiscano tra di loro, infine passatele nell’uovo sbattuto e nel
pangrattato e friggere.
- Focal length: 55mm
- Aperture: ƒ/9
- Shutter speed: 1/60s
- ISO: 640
- Credit: Michele Cipriano